Monday, April 17, 2006

Comunicare... a tutti i costi.

Con la situazione creata dalla guerra, qui all’ovest della Costa d’Avorio, comunicare è un’impresa. In città l’unico cyber-cafè ha di colpo aumentato i prezzi e, per dare la connessione, richiede che ci siano almeno tre utenti presenti: un vero terno al lotto!
A casa la linea è talmente disturbata da rendere quasi impossibile anche solo scaricare la posta. La buona notizia è che i prezzi della connessione a internet sono dimezzati ( al sud stanno provando l’ebrezza della ADSL). Un’ora di connessione costa “solo” 2,5 euro di telefono (abbonamento forfettario al provider a parte).
Così decidiamo di far installare una nuova linea telefonica, che miracolosamente non “frigge” rumorosamente come la vecchia. E, come per magia, ridiventa possibile (e piacevole) fare qualche telefonata via Skype o MSN con gli amici.
Anche i miei ormai sono attrezzati e possiamo stare a chiacchierare un po’ più a lungo... come non fossimo così lontanti.
Ma non ci si accontenta mai. Perchè non provare la videotelefonata, col la webcam che Enzo mi ha mandato? Come si dice: “ una immagine vale più di mille parole”. Ma la velocità del mio modem 56k non permette troppo di sognare.
Scopro che al “campo” dei francesi c’è un collegamento internet satellitare (quindi veloce).
I buoni rapporti, che anni intratteniamo, (offriamo il miglior caffè della città) ci aprono le porte.
Così, poco prima di Pasqua, siamo in linea: io li sento e... li vedo!
Quando mia mamma mi vede, in quel quadratino sul monitor, va quasi in tilt dall’emozione.
“E’ mio figlio!”. “Che bella maglietta che hai”.
Non ha bisogno di chiedermi come sto, lo vede da sè.
E’ bello. “Buona Pasqua , mà”.

Bestie feroci?

Partendo per l’africa gli amici, scherzando, mi dicevano:”vedrai come corri, coi leoni che ti inseguono!”. Non così, ma un po’ di fauna me la aspettavo. E invece niente... ma niente! Anche i pochi cani che circolano sono riservati e paurosi (dicono che in pentola non sono male). Qualche serpente puo’capitare, anche di quelli che sputano negli occhi.
Ma ho imparato a temere soprattutto le bestie piccole: zanzare (ma è una guerra persa) e certe mosche che depositano le uova sulla biancheria. A contatto poi col corpo caldo, le uova si schiudono e le larve si installano sotto la pelle causando una sorta di grossi foruncoli... molto fastidiosi. Ragione per cui, qui, tutti stirano ogni capo di abbigliamento e biancheria (per far fuori le uova), magari col ferro da stiro... a carbone.
Ma capita dell’altro.
Giorni fa, tra i miei pazienti, se ne sono presentati due che erano stati morsi.
La prima, una signora, aveva posato a terra il suo bagaglio e, quando se lo era rimesso sulla testa, un serpente - nel frattempo infilatosi dentro - le aveva morso la mano.
Il secondo era un uomo giovane: anche lui mi mostra la mano, davvero molto malconcia...dopo un morso “umano”. La ragazza con cui aveva litigato aveva davvero una bella dentatura! Ho sorriso, tra me, notando che - tra i due – il secondo era il più grave.

La scatola di fiammiferi

Stamane, per fare il caffè, ho aperto la solita scatola di fiammiferi.
Dentro ne restava uno, uno solo.
Mi sono detto:” Carlo, fai bene attenzione a come lo sfreghi, a proteggere la fiammella da una brezza d’aria improvvisa, ad azzeccare la manopola giusta del gas...”.
Insomma , siccome era l’ultimo, ho fatto cercato di non sprecarlo (pena restare senza caffè).

Forse è sempre cosi’: aprendo la scatola della vita troviamo, ogni volta, un solo attimo da vivere.
Cosi’ ho portato al lavoro quella scatoletta... e l’ho “aperta” 62 volte: una per ogni paziente.