Tuesday, September 27, 2005

Niente paura!

Ciao, ho notato che sono pochi a "rischiare" un commento in pubblico sul mio blog.
In privato invece (per mail o per chat) lo fanno.
Non sarebbe questo lo spirito del blog... perchè un commento puo' suscitarne un altro in una catena virtuosa...
Allora da oggi anche chi non è possessore di un suo blog (o che non si è registrato per poi esserlo) puo' lasciare un commento (o anche qualcosa di più lungo? perchè no?).
Quindi se una cosa vi è piaciuta o non siete daccordo o avete un suggerimento; qualcosa da segnalare, un'esperienza simile... potete farlo come "anonimi".
Ma vi prego di lasciare? in fondo al vostro pezzo, il vostro nome o un nomignolo che utilizzero' eventualmente per una risposta.
Grazie e... NIENTE PAURA !!!

Saturday, September 24, 2005

Serve un medico qui ?

Da quando sono in Africa mi sono abituato a visitare fino a 50-60 malati in una mattinata, cosa impensabile per me in Italia. Credo di averne visti oltre 8000 finora. E’ un’esperienza unica. Forse perchè nell’immaginario di un medico europeo c’è sempre l’Africa! anche se poi, normalmente, la vita non ti da l’occasione di partire. Quando, a 46 anni, me le hanno proposto, dicendo “è solo per 6 mesi” è stata una sfida che mi ha preso. Un medico è sempre utile, ma qui hai quasi l’illusione di essere indispensabile. Certo che non sono indispensabile, ma di sicuro arrivo a fare qualcosa per tante persone... per quella che, ormai, sta diventando la mia gente.

La mattina alle 6 cominciano ad arrivare i pazienti che si siedono su delle panche fuori degli ambulatori. Alle 7.30 si apre: l’infermiera spedisce i più gravi al pronto soccorso dell’ospedale centrale (Msf); poi insieme a un assistente consegnano il numero, pesano, prendono la temperatura... Raccolgono anche 500 franchi-CFA a paziente (pari a 75 cent di Euro). Ci siamo resi conto, infatti, che non è bene che le cure siano completamente gratuite, che ciascuno deve dare qualcosa in cambio (“quello che non costa, non vale”). Con quella (piccola) somma saranno visitati e riceveranno i farmaci anche per un periodo di 15 giorni (a volte un mese). C’è sempre qualcuno che davvero non può e... non viene mandato via.
Alle 8 e 30 iniziano le visite. Spesso siamo in 2 medici e allora riusciamo a vedere anche 90-100 pazienti, nei giorni di punta. Con me in studio c’è una signora, che ormai ha fatto un po’ di pratica coi malati, che mi aiuta soprattutto per la traduzione nelle 2 lingue locali; sennò parlo direttamente in francese coi pazienti (pensare che io, il francese, l’ho imparato qui). Su un piccolo libretto “carnet de santé”(che devono riportare alla prossima visita) scrivo i sintomi, la diagnosi e la cura; tenendo conto che quasi mai potranno acquistare i farmaci in farmacia, cerco di prescrivere quelli che abbiamo in magazzino. Non posso chiedere esami, tranne quelli che facciamo noi: striscie per le urine, la glicemia (diabete) e un test per la malaria (ma ne abbiamo pochi). Così la mia medicina è molto “clinica”, basata sul colloquio e sulla visita... come una volta! In certi casi li inviamo in ospedale, che però non ha molto di più (lastre RX ma adesso è rotta, ecografia, alcuni (!) esami del sangue e delle feci).
Poi il paziente esce dall’ammbulatorio e deposita il “carnet” al “farmacista” (cioè la sala accanto) che prepara la terapia (in simpatiche bustine di carta da lui confezionate
) e poi lo chiama per consegnarla e spiegare magari in lingua locale, come prenderla .
Altri invece passano dall’infermiera per iniezioni, medicazioni...
Altri ancora, li teniamo nella ”pediatria”: nome ampolloso per designare una stanza con 2 lettini da visita e qualche sedia ove teniamo in osservazione i più gravi, che non ci sentiamo di mandare subito a casa. E per lo più sono bambini con febbri intorno a 40 e qualche adulto da mettere sotto flebo. Verso mezzogiorno li lasciamo andare a casa o invece, se non hanno risposto alle cure, li inviamo in ospedale. Nella galleria di foto (link sul mio blog) ci vedrete all’opera.

E le malattie più comuni? (qui chi è del campo mi seguirà meglio)
La malaria, le parassitosi (vermi intestinali di vario tipo) naturalmente; poi l'ameba, filaria, la scabbia, malattie veneree e AIDS... ma anche banali raffreddori, bronchiti, infezioni vie urinarie, foruncolosi, micosi, otiti ecc
Vediamo anche tantissimi bambini e neonati, seguiamo anche tanti malnutriti. E io che ero abituato a vedere solo anziani! Spesso mi portano neonati “ha 10 giorni” mi dicono... All’inizio mi dicevo “ma come lo visito questo?”.
A volte si vedono cose ormai sconosciute in Europa: polio, ascessi enormi, fistole cronicizzate, artriti settiche.L'aggrressività dei germi è brutale, ma la gente risponde bene agli antibiotici... è sorprendente come guariscono. A volte ci portano i pazienti dai villaggi in ... carriola e c’è chi arriva con 39 di febbre e camminato magari un’ora per venire! Dobbiamo trattare (fare qualcosa...) anche le patologie oculistiche perchè non ci sono oculisti nella regione.
E’ una lotta e una sfida.
A volte non abbiamo i farmaci che ci vorrebbero (i 500 franchi servono appena per dare uno stipendietto di sopravvivenza a noi e ai collaboratori), ma spesso -al momento giusto - arrivano i soldi per fare un ordine o farmaci selezionati da amici in Italia (come Nicola con la sua “marcia arcobaleno”o Enzo e Renato) o in Spagna (Augusto, il medico che è qui da anni – che mi ha insegnato tutto della medicina tropicale - è spagnolo) o dai parenti di un sacerdote-missionario qui da 30 anni , in Francia...e di solito riusciamo a fare fronte.
A volte le ONG presenti sul territorio, che apprezzano il nostro lavoro, riescono ad aiutarci.

... i 6 mesi della prima “missione”sono passati da un bel po’ e io sono ancora qua!

Sunday, September 11, 2005

Come si vive qui e... i media

Qualcuno mi ha chiesto di descrivere la mia situazione qui.
Non è facile immaginarsela…

Man era una città di medie dimensioni, sui 100.000 abitanti; ora, dopo la guerra la popolazione è passata a 40.000 perchè molti sono scesi al sud per studiare o lavorare. Il lavoro in effetti manca quasi completamente, solo alcune segherie riescono a sopravvivere. Per il resto agricoltura di sostentamento e piantagioni di caffè e cacao (che però hanno problemi per il trasporto) e il mercato (si vende di tutto, perfino i sacchetti e le scatole usate).
Le scuole (dopo qualche mese di ineterruzione) hanno continuato, ma molti insegnanti non perecipiscono stipendio da molto tempo o solo a singhiozzo.
L’ospedale lavora tanto, retto da Medici senza Frontiere del belgio: è la più grande attività lavorativa della città con oltre 200 addetti. Fanno un buon lavoro. Hanno preso la politica di non far pagare nulla (nè visite, nè farmaci)… per evitare che, girando soldi, ci siano problemi… il ritorno alla normalità, quando lascieranno, sarà duro per la gente ormai abituata così! (prima della guerra le cure in ospedale erano piuttosto care).
Buona parte delle persone qui fa un solo pasto al giorno.

Ma ci sono fenomeni che sorpendono.

Per esempio sono diffusissimi i cellulari, unico mezzo di comunicazione. Costano poco se ne trovano anche usati. Le due compagnie di telefonia mobile vendono carte prepagate; una volta caricato il cellulare il periodo di validità scade in fretta e tocca ricaricare anche se c’è ancora credito. Se non ricarichi hai però ancora un periodo (1 o 2 mesi) nel quale non puoi chiamare ma continui a ricevere. E’ così che si sono diffuse le “cabine telefoniche” nome altisonante per identificare una sedia e un minuscolo banchetto al quale ti offrono un cellulare per chiamare a un prezzo inferiore a quello che spenderesti col tuo: così nessuno si sogna di usare il proprio portatile per fare chiamate (ma può riceverne) e lo utilizza invece per gli SMS.

Discoroso analogo per internet. Scarsissima diffusione di computere nelle case e bassa penetrazione di linee telefoniche fisse (surclassate dai cellulari); in più il costo della telefonata per connettersi a internet non è uno scherzo e devi aggiungere la spesa dell’abbonamento al provider. Insomma: proibitivo! Ma questo ha fatto fiorire una miriade di cyber-cafè, dove a un prezzo irrisorio vai a consultare la tua casella su yahoo e tutti, soprattutto i giovani fanno così.
Dimenticavo… il caffè non lo offrono.
Io sono tra i pochi fortunati a avere internet a casa, ma frequento abbastanza il cyber-cafè a causa dei costi: in più è una buona occasione per socializzare.
Insomma ci si arrangia.

Certo dopo un po’ ti accorgi di quante sono le cose di cui non credevi poter fare a meno… e invece non è assolutamente vero.