Saturday, August 27, 2005

la storia del monaco

Questa storiella mi ha molto colpito. Spesso abbiamo già tutti gli elementi... ma non ce ne accorgiamo. Le nostre idee, convinzioni, influenzano decisamente le nostre esperienze. A volte basta cambiare prospettiva per cambiare tutto. Anche qui in Africa.


"Un monastero stava attraversando tempi difficili. In precedenza aveva fatto parte di un grande ordine che, in seguito a una persecuzione religiosa nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, aveva perso tutte le sue ramificazioni.
Era decimato a tal punto che nella casa madre non rimanevano più che cinque monaci: l’Abate e altri quattro, tutti oltre i settanta. Era chiaramente un ordine in via di estinzione.
Nel profondo dei boschi che circondavano il monastero vi era una piccola capanna che il Rabbino di una città vicina usava di tanto intanto per ritirarsi in eremitaggio. Un giorno accade che l’Abate vi si recò in visita per vedere se il Rabbino poteva dargli qualche consiglio che potesse salvare il monastero. Il Rabbino diede il benvenuto all’Abate e si dolse insieme a lui. “So com’è” disse “Lo spirito ha abbandonato la gente. Quasi nessuno viene più alla sinagoga”.
Cosi il vecchio Rabbino e il vecchio Abate piansero insieme, e lessero passi della Torah e parlarono pacatamente di argomenti profondi.
Venne il momento in cui l’Abate dovette andar via. Si abbracciarono. “È stato bellissimo passare del tempo con te” disse l’Abate, “ma sono venuto meno allo scopo per il quale ero venuto. Non avresti qualche consiglio da darmi per salvare il monastero?
“No, mi dispiace” rispose il Rabbino, “non ho consigli da darti.
La sola cosa che posso dirti è che il messia è uno di voi”.

Quando gli altri monaci udirono le parole del Rabbino, si chiesero quale possibile significato potesse avere. “Il messia è uno di noi? Uno di noi, qui, al monastero? Pensate che intendesse l’Abate? Certo dev’essere l’Abate che è stato la nostra guida così a lungo. D’altra parte, forse si riferiva a fratello Thomas, che è senza dubbio un sant’uomo. O forse intendeva fratello Efrod, che è cosi irritabile? Ma d’altra parte Efrod è molto saggio. Sicuramente non più essersi riferito a fratello Phillip : è troppo passivo. Ma, d’altra parte, quando hai bisogno di lui è sempre li, come per magia. Certamente non si riferiva a me, ma supponendo che sia cosi? Oh, Signore, non io!”.
Mentre si interrogavano in questo modo, i vecchi monaci cominciarono a trattarsi reciprocamente con straordinario rispetto, nell’eventualità che uno di loro potesse essere il Messia, cominciarono a trattare se stessi con straordinario rispetto.

Dal momento che la foresta dove era situato era bellissima, di tanto in tanto la gente andava a visitare il monastero, per fare una merenda o per camminare lungo i vecchi sentieri, la maggior parte dei quali conducevano alla cappella in rovina. Queste persone percepirono l’aura di straordinario rispetto che circondava i cinque vecchi monaci, e permeava l’atmosfera. Iniziarono ad andare più spesso, portando i loro amici, e i loro amici portarono altri amici. Alcuni degli uomini più giovani che venivano in visita cominciarono a conversare coi monaci. Dopo un po’ uno chiese se poteva entrare a fare parte del monastero. Poi un altro, e un altro ancora. Nel giro di pochi anni, il monastero tornò a essere un ordine prospero e , grazie al regalo del Rabbino, una vibrante, autentica comunità di luce e amore per l’intero reame".

Wednesday, August 24, 2005

Appunti sparsi di un medico che piomba in Africa


Abdjan - 29 maggio 2004
Alla fine sono arrivato, dopo un viaggio ''infinito''!
Partenza da Roma per l’aeroporto alle 7 del mattino, arrivo a Abidjan alle 21.30 locali, ma per me erano le 23.30!!!!
Non sapete l'emozione quando ho visto la costa africana (Algeria) sorvolando con l'aereo!
Non c'è poi un gran caldo, anche perché nei giorni scorsi è iniziata la stagione delle piogge.
Bellissima accoglienza degli amici di qui, con una cena super: un pesce al forno enorme!!!

Man - 04 giugno 2004
Nel viaggio x Man, sono stato a Yamoussoukro la capitale.
Qui una scena suggestiva e un po' irreale: tra le palme una cupola enorme e il colonnato; una basilica immensa che assomiglia incredibilmente a S.Pietro ( ma c'è solo la cupola)... bellissima.
Ci metti un po’ a convincerti che non sei in Vaticano.
Si chiama N.S. della Pace.
Abbiamo pregato a lungo lì per la pace in C.I. e nel mondo... anche per la pace dentro ognuno di noi.

5 giu. 2004
Oggi sono uscito in città: che desolazione! Le ferite della guerra sono ancora ben visibili: edifici svuotati di ogni mobile e abbandonati, banche ferme come anche i distributori e la posta. E’ rimasto il sindaco che però per vivere ha fatto tagliare buona parte della foresta accanto alla mariapoli… uno scempio. Le strade sono tutte un buco e sui muri i segni delle pallottole, La gente però ha voglia di vivere e il mercato brulica di mercanzie. Il telefono funziona perché hanno richiamato i tecnici in pensione. La città ha dimezzato la popolazione… molti sono scappati,molti ragazzi sono ad Abidjan a studiare. Non ho visto uomini armati. Girano ancora i ribelli e ci sono anche i francesi. Ho visto un pulmino dell’ U.N.

Lunedì inizio a fare il medico, affiancato ad Augusto (il medico spagnolo che è al centro da 13 anni) .
Il cellulare praticamente non lo uso e i messaggini non escono dalla Costa d’Avorio… non c’è scampo!!
Stamane alle 7 la corsa (40 min,) con Damas. La gente ci guardava divertita, i bambini ci gridavano un buffo “on est ou là?”. Anche i ribelli correvano in squadrone cantando (qualcuno aveva armi).

7 giu. 2004
Il primo giorno di lavoro è andato bene. Ho affiancato Augusto. Lui parlava coi malati, se questo non parlava francese Marie, una signora del quartiere, traduceva nelle 2 lingue locali. Poi scriveva sul carnet sanitario personale diagnosi e terapia e il malato passava a prendere i farmaci nell’altra stanza prima di uscire.
Io per lo più ascoltavo, facevo domande a Augusto e mi rendevo utile prendendo la pressione, pesando i bambini, sentendo qualche torace.
Per ora va così, sia per la lingua (non saprei ancora condurre una visita in francese) sia per impratichirmi delle malattie tropicali. Vedere A. come le individua e le cura è una scuola molto rapida!.
Le consultazioni sono iniziate alle 8.30, ma la gente era già lì da tempo (alcuni dalle 6), tanti avevano fatto molto cammino, qualcuno era arrivato la sera prima.
I pazienti accettati sono stati solo 68!!!
Sì domani saranno forse di più perché la notizia (della riapertura) non si era ancora sparsa.
Così abbiamo finito poco prima delle 14... senza una pausa. Il pomeriggio ero un po' bollito e ho fatto una bella siesta.


16 giu. 04
Sono qui solo da venti giorni, ma mi sembra davvero una vita.
Non mi accorgo nemmeno se chi ho vicino è nero o bianco. Forse è diventato così abituale a vedere tutte persone di colore che mi sembra naturale. I bambini a volte sono bellissimi e in generale la gente è sana e forte: abituati a fare chilometri a piedi e faticare, sono però gioiosi e spensierati. Fieri e dignitosi nel dolore e nella povertà.

Domenica c’è stata una Messa solenne per un nuovo sacerdote, ben conosciuto nel quartiere. Due ore e mezza di funzione (!!), ma così partecipate e piene di danze e canzoni ben ritmate, cantate da tutti che è passato in un attimo. Poi il pranzo all’aperto. Ho faticato un po’ per il cibo. Ma devono essere state soprattutto le bevande, che credevo innocue, a farmi male. C’era il bisap (una specie di sciroppo) e una bevanda più forte (il bangui) data dalla fermentazione della linfa della palma. Ne ho solo assaggiato un po’ (patendo poi la sete), ma è stato dannoso: tre giorni di disturbi gastrointestinali e una grande spossatezza.
Oggi è passato. Non ci casco più!!!

Ieri abbiamo allestito un magazzino con i farmaci arrivati dall’Italia: molto utili.
Augusto ha contatti con una onlus italiana e una tedesca che vendono farmaci di prima necessità per chi opera nel terzo mondo, a prezzi molto scontati. Confezioni ospedaliere da 1000 compresse l’una. Ma qui vanno in fretta! Naturalmente lui però le paga. In questo caso aveva fatto l’ordine di quello che serviva e una parrocchia di Clusone ha trovato i fondi.
Questo ci aiuterà per un po’: è drammatico trovarsi a non poter curare la gente perché non hai le medicine e loro non hanno i mezzi per comprarsele. Spesso vengono da noi dopo che sono stati all’ospedale che ha loro prescritto dei farmaci che però loro non potevano permettersi e così non si sono curati. Non oso pensare cosa poteva essere qui quando c’erano qui rifugiati oltre 2000 persone e l’ospedale era chiuso! Ma la provvidenza ha aiutato.

Oggi visita delle forze armate Licorne (truppe francesi) che fanno da cuscinetto tra le “forces nouvelles” e quelle governative. C’erano una dottoressa francese e un infermiere malgascio (della legione straniera) che si sono offerti a darci una mano due giorni a settimana!

12 luglio 2004
Il lavoro marcia a pieno ritmo... vedo tanti bambini anche neonati, giovani e adulti e qualche raro vecchietto.
Oggi erano in 102 a fare la fila fuori dagli ambulatori (ma eravamo 2 medici). E guariscono bene per lo più!
A volte però ci mancano i farmaci perché sono troppo costosi ed è una pena.
In città c'è un ospedale retto da medici senza frontiere, ma forse non resteranno a lungo qui. I medici del governo sono scappati (quasi tutti) durante la guerra e per ora non accennano a tornare perché la situazione non è ancora risolta. La città è parecchio malmessa e a parte il telefono e la luce il resto è fermo (posta, banca, aeroporto). Sulle strade siamo fermati continuamente ai posti di blocco.
Speriamo scoppi presto la pace!

1/11/04
Ieri sono stato per la prima volta a un villaggio: pensa circa 1000 persone senza un mezzo di trasporto a 8 km di pista dalla strada asfaltata, sulla quale a 20 km. c'è una cittadina e il mercato. 1000 persone senza elettricità, telefono... niente. Vivono di quello che coltivano e con un po' di rivendita al mercato possono comprare qualche cosa per vestirsi. Naturalmente niente medici o infermieri, ma hanno costruito una “maison de sante”, ove le donne possono partorire e lì, grazie a 2 pannelli solari c'è un minimo li luce anche di notte... già i parti avvengono anche di notte!
Molto ospitali davvero. I due amici, 2 fratelli, sono catechisti e fanno loro la funzione della domenica... solo di tanto in tanto va il sacerdote. La chiesa è abbastanza grande. Circondati da uno stuolo di bambini vivacissimi che amavano fare le foto siamo stati molto bene. Ho fatto qualche visita naturalmente e gli manderò un po' di farmaci. Oggi il vangelo diceva "beati i poveri".... vedendoli così senza niente, ma contenti e così accoglienti mi è sembrato vero. Pensa , alla fine sono stati loro a coprirci di doni: una "cabosse" di cacao (il frutto), del riso, degli aranci, del liquore locale (estratto dalla palma e fermentato)! Ho visto come fanno a "pilare" il riso... in una specie di mortaio... molto faticoso, come preparano il caffè dalle bacche che raccolgono.
Questa è l'Africa più sana, quella che la città non ha distrutto nei valori tradizionali di solidarietà, che lega gli abitanti del villaggio, per cui dicono, mio fratello, mia sorella, mio padre... chiunque sia del villaggio.

13/11/04
Siamo a una settimana dalla partenza... pianificata! Ma un altro Altro ha fatto i suoi piani per me e non so quanto resterò. Dopo otto giorni di forte sospensione, sta tornando la normalità. Eravamo in pericolo di bombardamento, la situazione è molto tesa; sono venuti di giorno a rubare le nostre auto. Poi è mancata la luce e il telefono. Isolati, col gruppo elettrogeno (arrivato proprio in questi giorni) per qualche ora di corrente per i frigoriferi, per pompare l’acqua e per vedere le notizie, allarmanti, di Abidjan.
Poi lampade a petrolio e candele, niente lavatrice o ferro da stiro. Riportato in vita il ferro a carbone!
Per fortuna continuavo a lavorare, ma a ritmo ridotto perché la gente aveva paura a muoversi.

Stranamente siamo diventati un po’ il punto di riferimento in città. Dopo aver garantito la protezione del centro con 2 guardie armate, abbiamo ospitato una famiglia, tre amici di una segheria italiana, e in seguito 30 ragazzi di MSF reduci dal bombardamento di Daloa. Quasi tutti giorni avevamo da noi la Croce Rossa Internazionale, l’ONU. i francesi del Licorne. A tutti chiedevamo cosa potevamo fare per loro. A chi serviva l’acqua, a chi il legno, a chi ospitalità. Amati, a loro volta davano: gasolio, cibo, farmaci, la possibilità di telefonare col satellitare, 2 generatori. E’ proprio vero che chi ama regna!

Ieri è tornata la linea x il cellulare: ho chiamato i miei che erano contanti e rassicurati. Poi gli sms per dare tranquillità agli amici in Italia… con risposte commoventi.

Il futuro? Chissà. Certo non parto subito: qui serve il medico e voglio almeno aspettare che Augusto possa rientrare, ma x ora non se ne parla.

Correre... una scoperta

Ormai da 3 anni la corsa è diventata parte del mio stile di vita... anche qui in Africa.
E’ stata per me una vera scoperta e dopo pochi mesi ( ero ancora in Italia) ho pensato di raccontarla... chissà che qualcuno ci faccia un pensierino!

Ho quarantaquattro anni, sono in sovrappeso da un bel po': attività fisica molto sporadica, quasi solo durante le ferie.
Cinque mesi fa era questa la mia condizione fisica.
Lavorando con anziani, in buona parte non autosufficienti, mi trovavo a pensare che facevano una vita poco stimolante. Poi un pensiero: anche tu non sei molto diverso. Loro passano dal letto alla carrozzella, tu dalla scrivania, alla poltrona,, al sedile dell'auto e ti muovi a piedi il minimo indispensabile. (per "ottimizzare" i tempi.)

Già il tempo che sembra sempre mancare… Mi sono visto vecchio anzitempo, attivo certo mentalmente e socialmente, ma con l'impressione di tirarmi dietro il mio corpo come una carretta cigolante, che recalcitra di continuo.

Un libro di un medico americano che consigliava la corsa, a tutti, anche agli infartuati, mi ha stuzzicato. Siamo fatti per muoverci diceva e invece ci condanniamo a una quasi totale immobilità: ci sono popolazioni indigene che vivono in continuo movimento, altre che possono correre anche per 100 chilometri… ma la mia "Ferrari" ormai parcheggiata in garage da anni non può di colpo fare i 200 all'ora; ci vuole gradualità.

Mi sono ritrovato a camminare sulla passeggiata a mare e a fare brevi tratti di "corsetta": non reggevo più di 3-5 minuti. Poi il fiatone, il cuore all'impazzata mi costringevano a rallentare e allora continuavo a camminare. Quando tornavo a respirare normalmente e le gambe non facevano più male, ripartivo per altri 3 minuti. Il tutto per un'ora di uscita complessiva. Capirete il mio sconcerto a constatare che riuscivo a correre, in totale, solo 7-10 minuti (e camminavo i restanti 50)! Ma tanto potevo fare. La sensazione di benessere (oltre alla stanchezza e alle gambe dure del giorno dopo) mi hanno spinto a dare regolarità alle mie uscite: 3 volte a settimana, sempre un'ora di "corsa-camminata".

E ci ho preso gusto: sentire che il fisico rispondeva, pian piano, anche nella vita normale; le scale che spesso devo fare al lavoro, trasportare per due piani assi di legno per i ripiani in camera, erano azioni certamente anche prima alla mia portata, ma ora non mi provocavano il minimo disagio. Sorprendentemente la durata della corsa è aumentata e anche il tempo che potevo correre di seguito: dopo un mese potevo già correre 25 minuti di seguito e dopo due mesi 40-45 minuti.

E il tempo dove lo trovo? Prima sembrava una domanda senza risposta, ora mi sono accorto che il tempo impiegato ( 3 ore a settimana non sono poi molte!) è guadagnato, anche per le altre attività: è un'operazione a "guadagno energetico"; si ricava di più di quello che si spende. Più energia, più capacità di concentrazione, più memoria e anche il sonno migliora; prima con 8 ore e mi svegliavo stanco e partivo come un diesel, ora me ne bastano anche meno, ma soprattutto mi sveglio davvero riposato. Spesso corro al mattino per 8-10 chilometri (impensabile qualche mese fa) e poi vado al lavoro. Ho sperimentato che più faccio una vita impegnata più è "indispensabile" essere fedele a questa attività fisica: quasi un correttivo e un modo positivo di scaricare lo stress.

Mi scordavo di dire che nel frattempo mi ero messo anche un po' a dieta e in questi mesi sono tornato al peso forma. Il segreto? Una dieta varia, ma con un aumento notevole della verdura. A casa abbiamo preso delle terrine molto capienti, una per ciascuno, che all'inizio del pasto si riempiono di una bella insalata mista, molto molto abbondante. Così si arriva su piatti più energetici con più capacità riflessiva e si riesce a dire di no, con facilità a cibi inutili.
Certo dieta e sport (specie quelli di resistenza lenti e di discreta durata) sono una combinazione vincente. Una teoria afferma che dovendo correre a lungo e facendolo con continuità, l'organismo nel tentativo di ridurre "i consumi" dati dalla mobilizzazione di un certo peso corporeo, tenda a ridurlo e a mantenerlo basso, agendo sui centri della fame e sazietà e sul metabolismo.

C'è poi un altro elemento da non sottovalutare: il contatto con la natura. Siamo abituati a vivere intrappolati nella città e spesso negli edifici che accolgono il 99% della nostra vita: casa, ufficio, cinema, bar… saremmo invece fatti per vivere all'aperto immersi nel nostro "elemento naturale". In questo senso la palestra e altri sport al chiuso perpetuano questo errore. Vi assicuro che ci sono poche sensazioni più tonificanti del correre guardando il sole e il mare o nei boschi. Si recupera un equilibrio con se stessi e col creato che avevamo perso. E anche il rapporto col trascendente può crescere: dopo un po' le gambe vanno da sole e la testa e il cuore sono liberi. Molto più liberi, di pensare e di pregare e a contatto colla natura ci sono momenti bellissimi di vera ricarica.

Ecco perché corro!

Monday, August 22, 2005

La distanza non esiste

Ciao mi chiamo Carlo e da oltre un anno sono in Africa, come medico ( "carlomegu appunto) e "missionario".
Ma i tantissimi rapporti costruiti per 46 anni a Genova non sono calati per via della distanza. Grazie alle mail e a skype sono continuati e, in qualche caso, si sono intensificati (n.b. la posta comune qui praticamente non funziona).

Cosi' penso che il blog mi dia una ulteriore possibilità di condividere quello che vivo qui, con tanti amici... insomma dimostrare che la distanza non esiste!