Saturday, March 31, 2007

Ma chi te lo fa fare?

Stamane ricevo la visita di Fabio: un ragazzo italiano che lavora per una segheria (italiana).
Era stato da me 3 giorni fa in uno stato pietoso, con una malaria da cavallo.
Oggi va meglio: la febbre è passata, anche se è ancora debole.
Gli offro un mitico caffè lavazza e i biscotti fatti in casa.
Parliamo a lungo. Il suo lavoro è snervante: praticamente a ciclo continuo per 5 mesi, senza orari (lo chiamano a volte anche di notte se ci sono problemi). Forse per questo ha aspettato un po’ troppo a curarsi… rischiando grosso. Ogni 5 mesi passa una vacanza di un mese in Italia.
Guadagna bene… molto bene.

Mi chiede di noi.
“Ogni quanto rientrate in Italia?”
“Ogni 2-3 anni”
“ Ma come fate?”
Il discorso cade sul periodo della guerra e dei ragazzi del centro che hanno scelto di restare anche quando era pericoloso, mentre tutti gli stranieri partivano (io ero ancora a Genova).
Quando capisce che per curare una marea di pazienti ricevo solo 215 euro è allibito, anche se qui basta ampiamente per vivere.

Chiaramente le sue motivazioni non sono le nostre e… comincia a capirlo.
“Come è tranquillo qui da voi!”.
Chiede come acquistare i biscotti dalla nostra piccola pasticceria e offre la sua disponibilità per qualsiasi cosa abbiamo bisogno.

In fondo la domanda è “ma chi te lo fa fare?”.
Ma a ben vedere la mia risposta è più semplice della sua.
Tutta questa gente che quando mi incontra mi dice “merci toujour, docteur”, con un gran sorriso è la mia motivazione, ben solida.
La sua, è lui stesso a dirmelo, regge molto meno: i soldi, anche tanti, non valgono una vita.

Thursday, March 15, 2007

La mia Africa

Sono rientrato a Man ormai da 2 mesi.
Il caldo di questi giorni é sfibrante: tra i 35 e 37 gradi e anche la notte non molla. Sono oltre 3 mesi che non piove e questo non è normale. I pozzi in città sono quasi tutti vuoti e anche la SODECI che gestisce l'acqua ne ha pochissima e suoi bacini sono secchi.
Da noi, al centro, ce n'è (per fortuna). Dopo qualche giorno di anarchia abbiamo centralizzato la distribuzione: un unico punto per 4-5 volte al giorno. Presto si è sparsa la voce e la fila si è allungata: sono soprattutto donne e bambini che arrivano dal quartiere e ripartono coi loro secchi o bacinelle sulla testa, in un equilibrio da giocolieri. Non possiamo darla di continuo perchè il livello scende e bisogna aspettare almeno 2 ore prima di rimettere in moto la pompa elettrica. Ma la gente aspetta all'ombra. In fila restano solo i secchi multicolore; una volta li ho contati: 101! Intanto schiere di bambini giocano sull'erba (secca), tra la polvere, a rincorrersi...felici in un insperato campo giochi.
Anche la luce va un po' a momenti, la tolgono spesso la sera. Noi aspettiamo 15 minuti, a volte mezz'ora (con le candele o le lampade a gas) e poi , se non torna, attacchiamo il generatore. C'è un gruppo di adolescenti che ogni sera viene da noi a studiare, all'aperto sotto una tettoia fornita di neon. A casa loro non c'è posto, c'è troppo rumore e spesso manca una buona illuminazione. L'altra sera sono passato a salutarli: nel quartiere da quasi 2 ore il buio, ma a loro la luce non mancava e potevano studiare. Mi hanno detto "domani a scuola faremo un figurone".
I miei pazienti stanno aumentando: la media é ormai 75 al giorno, con punte di 90. Se va avanti cosi' mi ci vorrà un terzo medico (scherzo!).
La costruzione del nuovo ambulatorio va avanti bene, con un bellissimo spazio attrezzato per il laboratorio. Dovremmo inaugurare ad agosto, venite?

Questa la mia Africa!
Mentre finalmente ci sono voci di pace.
Ma chi se la cava a pregare... mi raccomando, non riduca l'impegno. :-)