Appunti sparsi di un medico che piomba in Africa
Abdjan - 29 maggio 2004
Alla fine sono arrivato, dopo un viaggio ''infinito''!
Partenza da Roma per l’aeroporto alle 7 del mattino, arrivo a Abidjan alle 21.30 locali, ma per me erano le 23.30!!!!
Non sapete l'emozione quando ho visto la costa africana (Algeria) sorvolando con l'aereo!
Non c'è poi un gran caldo, anche perché nei giorni scorsi è iniziata la stagione delle piogge.
Bellissima accoglienza degli amici di qui, con una cena super: un pesce al forno enorme!!!
Man - 04 giugno 2004
Nel viaggio x Man, sono stato a Yamoussoukro la capitale.
Qui una scena suggestiva e un po' irreale: tra le palme una cupola enorme e il colonnato; una basilica immensa che assomiglia incredibilmente a S.Pietro ( ma c'è solo la cupola)... bellissima.
Partenza da Roma per l’aeroporto alle 7 del mattino, arrivo a Abidjan alle 21.30 locali, ma per me erano le 23.30!!!!
Non sapete l'emozione quando ho visto la costa africana (Algeria) sorvolando con l'aereo!
Non c'è poi un gran caldo, anche perché nei giorni scorsi è iniziata la stagione delle piogge.
Bellissima accoglienza degli amici di qui, con una cena super: un pesce al forno enorme!!!
Man - 04 giugno 2004
Nel viaggio x Man, sono stato a Yamoussoukro la capitale.
Qui una scena suggestiva e un po' irreale: tra le palme una cupola enorme e il colonnato; una basilica immensa che assomiglia incredibilmente a S.Pietro ( ma c'è solo la cupola)... bellissima.
Ci metti un po’ a convincerti che non sei in Vaticano.
Si chiama N.S. della Pace.
Abbiamo pregato a lungo lì per la pace in C.I. e nel mondo... anche per la pace dentro ognuno di noi.
5 giu. 2004
Oggi sono uscito in città: che desolazione! Le ferite della guerra sono ancora ben visibili: edifici svuotati di ogni mobile e abbandonati, banche ferme come anche i distributori e la posta. E’ rimasto il sindaco che però per vivere ha fatto tagliare buona parte della foresta accanto alla mariapoli… uno scempio. Le strade sono tutte un buco e sui muri i segni delle pallottole, La gente però ha voglia di vivere e il mercato brulica di mercanzie. Il telefono funziona perché hanno richiamato i tecnici in pensione. La città ha dimezzato la popolazione… molti sono scappati,molti ragazzi sono ad Abidjan a studiare. Non ho visto uomini armati. Girano ancora i ribelli e ci sono anche i francesi. Ho visto un pulmino dell’ U.N.
Lunedì inizio a fare il medico, affiancato ad Augusto (il medico spagnolo che è al centro da 13 anni) .
Il cellulare praticamente non lo uso e i messaggini non escono dalla Costa d’Avorio… non c’è scampo!!
Stamane alle 7 la corsa (40 min,) con Damas. La gente ci guardava divertita, i bambini ci gridavano un buffo “on est ou là?”. Anche i ribelli correvano in squadrone cantando (qualcuno aveva armi).
7 giu. 2004
Il primo giorno di lavoro è andato bene. Ho affiancato Augusto. Lui parlava coi malati, se questo non parlava francese Marie, una signora del quartiere, traduceva nelle 2 lingue locali. Poi scriveva sul carnet sanitario personale diagnosi e terapia e il malato passava a prendere i farmaci nell’altra stanza prima di uscire.
Io per lo più ascoltavo, facevo domande a Augusto e mi rendevo utile prendendo la pressione, pesando i bambini, sentendo qualche torace.
Per ora va così, sia per la lingua (non saprei ancora condurre una visita in francese) sia per impratichirmi delle malattie tropicali. Vedere A. come le individua e le cura è una scuola molto rapida!.
Le consultazioni sono iniziate alle 8.30, ma la gente era già lì da tempo (alcuni dalle 6), tanti avevano fatto molto cammino, qualcuno era arrivato la sera prima.
I pazienti accettati sono stati solo 68!!!
Sì domani saranno forse di più perché la notizia (della riapertura) non si era ancora sparsa.
Così abbiamo finito poco prima delle 14... senza una pausa. Il pomeriggio ero un po' bollito e ho fatto una bella siesta.
16 giu. 04
Sono qui solo da venti giorni, ma mi sembra davvero una vita.
Non mi accorgo nemmeno se chi ho vicino è nero o bianco. Forse è diventato così abituale a vedere tutte persone di colore che mi sembra naturale. I bambini a volte sono bellissimi e in generale la gente è sana e forte: abituati a fare chilometri a piedi e faticare, sono però gioiosi e spensierati. Fieri e dignitosi nel dolore e nella povertà.
Domenica c’è stata una Messa solenne per un nuovo sacerdote, ben conosciuto nel quartiere. Due ore e mezza di funzione (!!), ma così partecipate e piene di danze e canzoni ben ritmate, cantate da tutti che è passato in un attimo. Poi il pranzo all’aperto. Ho faticato un po’ per il cibo. Ma devono essere state soprattutto le bevande, che credevo innocue, a farmi male. C’era il bisap (una specie di sciroppo) e una bevanda più forte (il bangui) data dalla fermentazione della linfa della palma. Ne ho solo assaggiato un po’ (patendo poi la sete), ma è stato dannoso: tre giorni di disturbi gastrointestinali e una grande spossatezza.
Oggi è passato. Non ci casco più!!!
Ieri abbiamo allestito un magazzino con i farmaci arrivati dall’Italia: molto utili.
Augusto ha contatti con una onlus italiana e una tedesca che vendono farmaci di prima necessità per chi opera nel terzo mondo, a prezzi molto scontati. Confezioni ospedaliere da 1000 compresse l’una. Ma qui vanno in fretta! Naturalmente lui però le paga. In questo caso aveva fatto l’ordine di quello che serviva e una parrocchia di Clusone ha trovato i fondi.
Questo ci aiuterà per un po’: è drammatico trovarsi a non poter curare la gente perché non hai le medicine e loro non hanno i mezzi per comprarsele. Spesso vengono da noi dopo che sono stati all’ospedale che ha loro prescritto dei farmaci che però loro non potevano permettersi e così non si sono curati. Non oso pensare cosa poteva essere qui quando c’erano qui rifugiati oltre 2000 persone e l’ospedale era chiuso! Ma la provvidenza ha aiutato.
Oggi visita delle forze armate Licorne (truppe francesi) che fanno da cuscinetto tra le “forces nouvelles” e quelle governative. C’erano una dottoressa francese e un infermiere malgascio (della legione straniera) che si sono offerti a darci una mano due giorni a settimana!
12 luglio 2004
Il lavoro marcia a pieno ritmo... vedo tanti bambini anche neonati, giovani e adulti e qualche raro vecchietto.
Oggi erano in 102 a fare la fila fuori dagli ambulatori (ma eravamo 2 medici). E guariscono bene per lo più!
A volte però ci mancano i farmaci perché sono troppo costosi ed è una pena.
In città c'è un ospedale retto da medici senza frontiere, ma forse non resteranno a lungo qui. I medici del governo sono scappati (quasi tutti) durante la guerra e per ora non accennano a tornare perché la situazione non è ancora risolta. La città è parecchio malmessa e a parte il telefono e la luce il resto è fermo (posta, banca, aeroporto). Sulle strade siamo fermati continuamente ai posti di blocco.
Speriamo scoppi presto la pace!
1/11/04
Ieri sono stato per la prima volta a un villaggio: pensa circa 1000 persone senza un mezzo di trasporto a 8 km di pista dalla strada asfaltata, sulla quale a 20 km. c'è una cittadina e il mercato. 1000 persone senza elettricità, telefono... niente. Vivono di quello che coltivano e con un po' di rivendita al mercato possono comprare qualche cosa per vestirsi. Naturalmente niente medici o infermieri, ma hanno costruito una “maison de sante”, ove le donne possono partorire e lì, grazie a 2 pannelli solari c'è un minimo li luce anche di notte... già i parti avvengono anche di notte!
Molto ospitali davvero. I due amici, 2 fratelli, sono catechisti e fanno loro la funzione della domenica... solo di tanto in tanto va il sacerdote. La chiesa è abbastanza grande. Circondati da uno stuolo di bambini vivacissimi che amavano fare le foto siamo stati molto bene. Ho fatto qualche visita naturalmente e gli manderò un po' di farmaci. Oggi il vangelo diceva "beati i poveri".... vedendoli così senza niente, ma contenti e così accoglienti mi è sembrato vero. Pensa , alla fine sono stati loro a coprirci di doni: una "cabosse" di cacao (il frutto), del riso, degli aranci, del liquore locale (estratto dalla palma e fermentato)! Ho visto come fanno a "pilare" il riso... in una specie di mortaio... molto faticoso, come preparano il caffè dalle bacche che raccolgono.
Questa è l'Africa più sana, quella che la città non ha distrutto nei valori tradizionali di solidarietà, che lega gli abitanti del villaggio, per cui dicono, mio fratello, mia sorella, mio padre... chiunque sia del villaggio.
13/11/04
Siamo a una settimana dalla partenza... pianificata! Ma un altro Altro ha fatto i suoi piani per me e non so quanto resterò. Dopo otto giorni di forte sospensione, sta tornando la normalità. Eravamo in pericolo di bombardamento, la situazione è molto tesa; sono venuti di giorno a rubare le nostre auto. Poi è mancata la luce e il telefono. Isolati, col gruppo elettrogeno (arrivato proprio in questi giorni) per qualche ora di corrente per i frigoriferi, per pompare l’acqua e per vedere le notizie, allarmanti, di Abidjan.
Poi lampade a petrolio e candele, niente lavatrice o ferro da stiro. Riportato in vita il ferro a carbone!
Per fortuna continuavo a lavorare, ma a ritmo ridotto perché la gente aveva paura a muoversi.
5 giu. 2004
Oggi sono uscito in città: che desolazione! Le ferite della guerra sono ancora ben visibili: edifici svuotati di ogni mobile e abbandonati, banche ferme come anche i distributori e la posta. E’ rimasto il sindaco che però per vivere ha fatto tagliare buona parte della foresta accanto alla mariapoli… uno scempio. Le strade sono tutte un buco e sui muri i segni delle pallottole, La gente però ha voglia di vivere e il mercato brulica di mercanzie. Il telefono funziona perché hanno richiamato i tecnici in pensione. La città ha dimezzato la popolazione… molti sono scappati,molti ragazzi sono ad Abidjan a studiare. Non ho visto uomini armati. Girano ancora i ribelli e ci sono anche i francesi. Ho visto un pulmino dell’ U.N.
Lunedì inizio a fare il medico, affiancato ad Augusto (il medico spagnolo che è al centro da 13 anni) .
Il cellulare praticamente non lo uso e i messaggini non escono dalla Costa d’Avorio… non c’è scampo!!
Stamane alle 7 la corsa (40 min,) con Damas. La gente ci guardava divertita, i bambini ci gridavano un buffo “on est ou là?”. Anche i ribelli correvano in squadrone cantando (qualcuno aveva armi).
7 giu. 2004
Il primo giorno di lavoro è andato bene. Ho affiancato Augusto. Lui parlava coi malati, se questo non parlava francese Marie, una signora del quartiere, traduceva nelle 2 lingue locali. Poi scriveva sul carnet sanitario personale diagnosi e terapia e il malato passava a prendere i farmaci nell’altra stanza prima di uscire.
Io per lo più ascoltavo, facevo domande a Augusto e mi rendevo utile prendendo la pressione, pesando i bambini, sentendo qualche torace.
Per ora va così, sia per la lingua (non saprei ancora condurre una visita in francese) sia per impratichirmi delle malattie tropicali. Vedere A. come le individua e le cura è una scuola molto rapida!.
Le consultazioni sono iniziate alle 8.30, ma la gente era già lì da tempo (alcuni dalle 6), tanti avevano fatto molto cammino, qualcuno era arrivato la sera prima.
I pazienti accettati sono stati solo 68!!!
Sì domani saranno forse di più perché la notizia (della riapertura) non si era ancora sparsa.
Così abbiamo finito poco prima delle 14... senza una pausa. Il pomeriggio ero un po' bollito e ho fatto una bella siesta.
16 giu. 04
Sono qui solo da venti giorni, ma mi sembra davvero una vita.
Non mi accorgo nemmeno se chi ho vicino è nero o bianco. Forse è diventato così abituale a vedere tutte persone di colore che mi sembra naturale. I bambini a volte sono bellissimi e in generale la gente è sana e forte: abituati a fare chilometri a piedi e faticare, sono però gioiosi e spensierati. Fieri e dignitosi nel dolore e nella povertà.
Domenica c’è stata una Messa solenne per un nuovo sacerdote, ben conosciuto nel quartiere. Due ore e mezza di funzione (!!), ma così partecipate e piene di danze e canzoni ben ritmate, cantate da tutti che è passato in un attimo. Poi il pranzo all’aperto. Ho faticato un po’ per il cibo. Ma devono essere state soprattutto le bevande, che credevo innocue, a farmi male. C’era il bisap (una specie di sciroppo) e una bevanda più forte (il bangui) data dalla fermentazione della linfa della palma. Ne ho solo assaggiato un po’ (patendo poi la sete), ma è stato dannoso: tre giorni di disturbi gastrointestinali e una grande spossatezza.
Oggi è passato. Non ci casco più!!!
Ieri abbiamo allestito un magazzino con i farmaci arrivati dall’Italia: molto utili.
Augusto ha contatti con una onlus italiana e una tedesca che vendono farmaci di prima necessità per chi opera nel terzo mondo, a prezzi molto scontati. Confezioni ospedaliere da 1000 compresse l’una. Ma qui vanno in fretta! Naturalmente lui però le paga. In questo caso aveva fatto l’ordine di quello che serviva e una parrocchia di Clusone ha trovato i fondi.
Questo ci aiuterà per un po’: è drammatico trovarsi a non poter curare la gente perché non hai le medicine e loro non hanno i mezzi per comprarsele. Spesso vengono da noi dopo che sono stati all’ospedale che ha loro prescritto dei farmaci che però loro non potevano permettersi e così non si sono curati. Non oso pensare cosa poteva essere qui quando c’erano qui rifugiati oltre 2000 persone e l’ospedale era chiuso! Ma la provvidenza ha aiutato.
Oggi visita delle forze armate Licorne (truppe francesi) che fanno da cuscinetto tra le “forces nouvelles” e quelle governative. C’erano una dottoressa francese e un infermiere malgascio (della legione straniera) che si sono offerti a darci una mano due giorni a settimana!
12 luglio 2004
Il lavoro marcia a pieno ritmo... vedo tanti bambini anche neonati, giovani e adulti e qualche raro vecchietto.
Oggi erano in 102 a fare la fila fuori dagli ambulatori (ma eravamo 2 medici). E guariscono bene per lo più!
A volte però ci mancano i farmaci perché sono troppo costosi ed è una pena.
In città c'è un ospedale retto da medici senza frontiere, ma forse non resteranno a lungo qui. I medici del governo sono scappati (quasi tutti) durante la guerra e per ora non accennano a tornare perché la situazione non è ancora risolta. La città è parecchio malmessa e a parte il telefono e la luce il resto è fermo (posta, banca, aeroporto). Sulle strade siamo fermati continuamente ai posti di blocco.
Speriamo scoppi presto la pace!
1/11/04
Ieri sono stato per la prima volta a un villaggio: pensa circa 1000 persone senza un mezzo di trasporto a 8 km di pista dalla strada asfaltata, sulla quale a 20 km. c'è una cittadina e il mercato. 1000 persone senza elettricità, telefono... niente. Vivono di quello che coltivano e con un po' di rivendita al mercato possono comprare qualche cosa per vestirsi. Naturalmente niente medici o infermieri, ma hanno costruito una “maison de sante”, ove le donne possono partorire e lì, grazie a 2 pannelli solari c'è un minimo li luce anche di notte... già i parti avvengono anche di notte!
Molto ospitali davvero. I due amici, 2 fratelli, sono catechisti e fanno loro la funzione della domenica... solo di tanto in tanto va il sacerdote. La chiesa è abbastanza grande. Circondati da uno stuolo di bambini vivacissimi che amavano fare le foto siamo stati molto bene. Ho fatto qualche visita naturalmente e gli manderò un po' di farmaci. Oggi il vangelo diceva "beati i poveri".... vedendoli così senza niente, ma contenti e così accoglienti mi è sembrato vero. Pensa , alla fine sono stati loro a coprirci di doni: una "cabosse" di cacao (il frutto), del riso, degli aranci, del liquore locale (estratto dalla palma e fermentato)! Ho visto come fanno a "pilare" il riso... in una specie di mortaio... molto faticoso, come preparano il caffè dalle bacche che raccolgono.
Questa è l'Africa più sana, quella che la città non ha distrutto nei valori tradizionali di solidarietà, che lega gli abitanti del villaggio, per cui dicono, mio fratello, mia sorella, mio padre... chiunque sia del villaggio.
13/11/04
Siamo a una settimana dalla partenza... pianificata! Ma un altro Altro ha fatto i suoi piani per me e non so quanto resterò. Dopo otto giorni di forte sospensione, sta tornando la normalità. Eravamo in pericolo di bombardamento, la situazione è molto tesa; sono venuti di giorno a rubare le nostre auto. Poi è mancata la luce e il telefono. Isolati, col gruppo elettrogeno (arrivato proprio in questi giorni) per qualche ora di corrente per i frigoriferi, per pompare l’acqua e per vedere le notizie, allarmanti, di Abidjan.
Poi lampade a petrolio e candele, niente lavatrice o ferro da stiro. Riportato in vita il ferro a carbone!
Per fortuna continuavo a lavorare, ma a ritmo ridotto perché la gente aveva paura a muoversi.
Stranamente siamo diventati un po’ il punto di riferimento in città. Dopo aver garantito la protezione del centro con 2 guardie armate, abbiamo ospitato una famiglia, tre amici di una segheria italiana, e in seguito 30 ragazzi di MSF reduci dal bombardamento di Daloa. Quasi tutti giorni avevamo da noi la Croce Rossa Internazionale, l’ONU. i francesi del Licorne. A tutti chiedevamo cosa potevamo fare per loro. A chi serviva l’acqua, a chi il legno, a chi ospitalità. Amati, a loro volta davano: gasolio, cibo, farmaci, la possibilità di telefonare col satellitare, 2 generatori. E’ proprio vero che chi ama regna!
Ieri è tornata la linea x il cellulare: ho chiamato i miei che erano contanti e rassicurati. Poi gli sms per dare tranquillità agli amici in Italia… con risposte commoventi.
Il futuro? Chissà. Certo non parto subito: qui serve il medico e voglio almeno aspettare che Augusto possa rientrare, ma x ora non se ne parla.
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