Saturday, October 23, 2010

La mia Africa (già sentito?)

Tra mail, skype, facebook c’è ancora posto per un blog?

Forse sì, se si lo usa bene.

La mail è personale (e si svilisce se la inviamo a una lunga serie di “sconosciuti-tra-loro”).

Skype è personale e istantaneo (ma si risponde quando si ha tempo): in genere brevi frasi, ma se i due ne hanno voglia, ne risulta un simpatico scambio.

Facebook… non so bene (sono neofita), ma mi sembra che i più danno solo il link di una cosa che gli piace o dicono una breve frase su quello che stanno facendo.

Quindi ho l’impressione che il blog abbia ancora un suo spazio, che permettere di riflettere, di comunicare meno superficialmente.

Ma “torniamo alle nostre pecore” come dicono qui i francofoni.

Sono stato in Italia in settembre e rieccomi di nuovo in Africa.

Questa volta con un sentimento diverso: io abito qui.

Qualcuno, specie giovani (ma non solo), mi dice: “ Che bello! Posso venire - magari un mese - ad aiutare?”.

Ottime intenzioni, intendiamoci.

Ma la realtà è diversa.

Aiutare come?

Si pensa spesso all’Africa come ai campi profughi delle guerre, alle carestie per la fame o più semplicemente alla foresta vergine dove manca tutto.

Ma l’Africa, se Dio vuole, non è così, non è solo così.

L’Africa è un continente enorme con 52 paesi diversi, molto diversi tra loro, con una infinità di lingue e costumi.

Mi è già capitato che qualcuno mi voglia affibbiare un pacchetto dicendo: “Vai in Africa no? allora portalo ai padri tali…” che magari vivono in Zambia o in Kenia.

E’ come se qualcuno qui mi dicesse:” Visto che rientri in Europa puoi consegnare questo pacchetto a Mosca?”.

Di Africa non si parla molto perché conta ancora poco nell’economia mondiale, salvo poi bramare le sue materie prime. Cosicché se in un paese si trova il petrolio, può essere una maledizione per la gente che non solo non beneficerà di questa ricchezza,ma che vedrà la sua povertà in molti casi aumentare.

Quasi un miliardo di persone, tantissimi giovani, che hanno le stesse nostre aspirazioni: lavoro, scuola, salute, musica, calcio…

Quindi si può certo venire “ad aiutare”, ma non pensando di portare “la salvezza”: con molta umiltà, per dare il proprio, necessariamente piccolo, contributo.

Come hanno fatto Valentina che è stata da noi per 3 mesi e ha dato un impulso decisivo al nostro centro informatico con corsi di Access, montaggio video e altro, lasciando ampia documentazione per i prossimi docenti.

O come il dr. Carlo-Arturo che mi ha affiancato in ambulatorio per un mese, con grande disponibilità a dare e anche ad imparare.

Ma veniamo a me.

Qualcuno mi ha detto “Ti ammiro”… io rispondo sempre:” in realtà mi diverto!”.

Ed è così: io abito qui, questa è ormai casa mia e mi ci trovo bene. Faccio quello che farebbe chiunque al mio posto: impiego al meglio (spero) quello che so fare (dispensario, progetto internet, attività coi giovani…) ricevendone una grande soddisfazione.

Lontano da pastoie, vedo qualcosa realizzarsi.

E vi pare poco?

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